mercoledì 28 marzo 2012

Sempre più convinta che quello sia il posto per me.

Oggi, nella metropolitana di Crocetta, ho trovato un centesimo di dollaro per terra. E' un segno, sisi. E' un segno che mi dice che devo andarci, che l'America è il posto adatto a me. Non vedo l'ora di partire, più che altro perchè sono davvero curiosa di sapere come sarà la mia vita al di là dell'oceano. In fondo ho voglia di cambiare, qui a Milano spesso urlo che me ne voglio andare via. Mi piace il cambiamento, provare qualcosa di nuovo ogni tanto spezza la routine ed elimina la noia. Ieri Intercultura ha chiamato mia mamma, e le ha detto che nella "Presentation to the host family" devo togliere il mio cognome per la privacy (?) e non devo neanche scrivere che vado a scuola a Milano. Non ho capito il motivo, ma una mia amica ha detto che una famiglia è più portata a scegliere uno studente che viene da Milano piuttosto che da un piccolo paesino (che poi io vivo in un piccolo, insignificante paesino, solo che non l'ho scritto nella lettera..) perchè magari ha qualcosa in più da raccontare. In effetti è vero, anche io se dovessi scegliere, preferirei una persona di New York piuttosto che una proveniente, che ne so, dal Wyoming! Però va beh.. ah e poi ho dovuto anche cancellare la parte in cui ho scritto che ogni tanto vado in discoteca con le amiche, perchè se no gli americani pensano che io beva alcolici. No perchè immagino che tutti i teenagers statunitensi siano astemi, certo.
Ora vado a studiare per la terza prova (che in America non c'è, spero).
Ciaaaaao a tutti :)

lunedì 26 marzo 2012

Aspettando gli States.

Ok, iniziamo. Sono Martina, ho 16 anni e tra quattro mesi e mezzo parto per l'America. Che fortuna, direte voi. Sì, è un po' quello che penso anche io, insomma, Intercultura mi ha presa tra tanti, ho "lottato" per raggiungere quest'obiettivo: i miei nonni non volevano ma li ho quasi convinti annunciando loro l'esistenza di un aggeggio, chiamato computer, che ci permette addirittura di vederci in faccia quando ci parliamo. Il preside del Leopardi, la mia scuola, è contrario tutt'ora, ma sinceramente poco m'importa, non è lui che deve decidere per me. Quando ho fatto richiesta ad AFS per l'anno in America non ero ancora così tanto sicura della mia scelta, non ci pensavo spesso, vedevo tutto così lontano. Poi, mentre ero in Inghilterra per uno stage, ricevo la telefonata di mia mamma che con la più totale nonchalance (spero si scriva così, ho scelto il tedesco come terza lingua al posto del francese ahah) mi dice: "Martina, volevo solo avvisarti che mi è arrivata una mail da Intercultura, hai vinto la borsa di studio per l'America. Entro 5 giorni dobbiamo dare la conferma." Io non ho saputo dire nient'altro che "ah." Insomma, ora era tutto così vicino, così reale. Ovviamente la mia mail di risposta conteneva un "sì". Sì, voglio andare in America, eccome se voglio andarci! Però non si può negare che io abbia tanta ma tanta paura. E' normalissimo del resto, là sarà tutto diverso, insomma, pagherò in dollari, avrò un armadietto, cambierò aula ogni ora, parlerò solo in inglese, nuova famiglia, nuovi amici, nuova scuola, nuova vita. Ho sentito parlare di tanti ragazzi che alla mia età hanno fatto quest'esperienza, dicono che sia andato tutto bene, il periodo più bello della loro vita. Io parto col presupposto che sarà tutto fantastico, e se non dovesse esserlo pazienza, almeno avrò imparato l'inglese! Tanto non sto mica là per sempre, torno nella mia Milano, torno alla mia vita normale. Ma ora è leeeggermente presto per pensare al ritorno, dato che non so nemmeno la destinazione... Comunque, speriamo in bene! Tanti baci a tutti :D